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L'ACQUA_VIAGGIO IN SARDEGNA
“La questione dell’acqua è un fatto personale tra i sardi e Dio. Non un dio preciso e non un dio a caso, ma il dio che si potrebbe definire in carica, quello che detiene pro tempore, di volta in volta, la potestà sugli eventi della terra e del cielo. L’acqua in Sardegna è il dramma collettivo, il bene da sempre conteso, il motivo dell’eterna tensione del figlio verso il genitore avaro, il padre-padrone che concede quando e se vuole”(pagina 144)
All’inizio del Novecento per fare fronte al bisogno di acqua venne eretta nel Barigadu la diga di Santa Chiara, una costruzione maestosa che sbarra il corso del fiume Tirso all’altezza di Ula Tirso. Nel 1924 quando la costruzione terminò, la diga era tra le più imponenti mai costruite in Italia, e il lago Omodeo che si formò mantenne per molto tempo il titolo di bacino artificiale più grande d’Europa. Attraversando il Barigadu verso Nuoro è possibile ammirare, dalla strada in posizione sopraelevata, l’incredibile naturalezza paesaggistica che quell’opera eretta in appena cinque anni ha determinato nel territorio. Il lago, perfettamente incastonato in una valle deserta tra i bassi monti della regione, è lungo più di venti chilometri non ha nessun tipo di costruzione nei pressi delle sue rive. Negli anni di particolare arsura, specialmente nel periodo tra l’estate e autunno, l’Omodeo si asciuga, ed è possibile provare il brivido di passeggiare sul suo fondale, osservando quello che resta degli alberi secolari.
A vedere la cascata formata dal Rio Muru Mannu nel territorio del comune di Villacidro, nessuno crederebbe che la Sardegna è una terra che muore di sete. La caduta d’acqua è raggiungibile attraverso sentieri appositamente segnalati e con il suo salto di settanta metri è la più grande cascata dell’isola, sebbene non la più nota. Maggiore fama ha infatti la cascata di Sa Spendula, che si trova nello stesso comune e che deve la sua fortuna all’ ode di Gabriele d’Annunzio, che in occasione di una sua permanenza nel 1882, ci andò in escursione con amici e ne rimase incantato al punto di dedicarle una poesia.
Entrambe le cascate si trovano nel parco culturale dedicato allo scrittore villacidrese Giuseppe Dessì, insieme a una terza generata dal rio Linas.
Ci sono zone dove l’acqua non è potabile e non serve nemmeno per irrigare i campi, ma questo non significa che siano meno importanti per l’economia e la ricchezza panoramica sarda. Dal punto di vista naturalistico le zone umide della Sardegna hanno un valore internazionale riconosciuto. Alcuni tra i più interessanti di questi ecosistemi si trovano nel Sulcis, che vanta paludi ricchissime di vita non solo ornitologica. Infatti nelle lagune del Sulcis il numero di specie è talmente alto che solo la foresta tropicale ne può vantare altrettante. Questa vitalità è dovuta al sorprendente accumulo di sostanze nutritive provenienti dalla terraferma, trasportate dai fiumi, oppure sopraggiunte dal mare mediante il movimento delle maree. Lungo tutto il territorio del Sulcis le zone umide possono essere una meta singolare, anche perché si sviluppano per oltre 3500 ettari, presentando una straordinaria varietà di ambienti palustri.
La riscoperta del turismo legato ai benefici termali ha trovato in Sardegna un ambiente favorevole, dato che ci sono tre siti storicamente noti per i benefici derivanti dalle acque calde che sgorgano dal sottosuolo. Tutti e tre sono anche interessanti siti archeologici, dato che le proprietà delle loro acque erano note sin dall’antichità. Nel territorio comune, oltre alle SPA che hanno in concessione lo sfruttamento delle acque sulfuree che sgorgano al livello del sottosuolo alla temperatura di 40 gradi, ci sono anche diverse sorgenti calde spontanee in cui è possibile fare il bagno liberamente. Le terme predilette dagli isolani sono quelle di Sardara, la cui tradizione curativa non si è mai interrotta. La sorgente nel perodo nuragico era sicuramente un santuario di grande importanza dove si svolgeva probabilmente un culto femminile delle acque.
Ultimo aggiornamento: 21-09-2019